Il Passito: una tradizione di Pantelleria

bianco_dessertIl Passito ha una tradizione che risale a duemila anni fa e nasce a Pantelleria. Nel 200 a.C. il generale cartaginese Magone diceva:“Si raccoglievano i grappoli maturi, avendo cura di eliminare quelli ammuffiti o guasti, poi si esponevano al sole su una canna, curando di proteggerla dalla rugiada, coprendoli durante le ore della notte. Quando i grappoli erano diventati secchi si staccavano gli acini in una giara ricoprendoli di mosto. Dopo sei giorni si spremevano e si raccoglieva il liquido. Ultimata questa operazione, si pigiava la vinaccia aggiungendovi del fresco fatto con altra uva tenuta al sole per tre giorni. Infine sigillava il vino in vasi di creta, da aprirsi dopo una fermentazione di venti, trenta giorni…”.

Si chiama passito proprio per il suo processo di derivazione che dipende dalla sovramaturazione dell’uva al fine di concentrare nella bacca numerosi composti, quali: zuccheri, acidi organici, sali minerali e profumi. I vini che si ottengono in seguito a questo processo sono solitamente caratterizzati da uno spiccato contenuto alcolico e da un residuo zuccherino più o meno elevato.

Il passito è coltivato nella sua varietà di uva Zibibbo ed è stato premiato nel 1900 all’Esposizione di Parigi, nel 1936 fu inserito tra i vini tipici italiani per il suo “aroma delicato e fine e per il suo sapore vellutato, dolce, carezzevole, generoso”, e già nel 1971, terzo tra i vini siciliani, ottenne la Doc. Il suo gusto piacevole ha alimentato delle leggende, come quelle della dea Tanit che si finse coppiera degli dei e sostituì all’ambosia, bevanda abituale dell’Olimpo, il mosto delle vigne di Pantelleria, conquistando Apollo di cui era invaghita.

Questo vino è prodotto nelle tipologie Bianco, Moscato, Passito, Moscato Dorato, Moscato Liquoroso, Moscato Spumante, Passito liquoroso e Zibibbo Dolce.

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